Mentre diventano sempre più fitte le notizie sui candidati vaccini giunti alla fase 3 della sperimentazione, ThermoKey azienda 100% made in Friulia Venezia Giulia, player internazionale nel settore della refrigerazione industriale è pronta a giocare la sua parte.
L’azienda di Rivarotta di Teor (UD) è stata scelta da un'importante azienda farmaceutica impegnata nella produzione di un vaccino anti-Covid.
“Non siamo autorizzati a diffondere ancora dettagli ma è per noi motivo di grande orgoglio, poter mettere le nostre competenze nell’ambito della refrigerazione industriale al servizio di una sfida così importante che coinvolge tutti noi” dichiara il direttore generale ThermoKey Giuseppe Visentini.
“Come player della refrigerazione – commenta Visentini – troviamo la sfida del freddo entusiasmante e stiamo lavorando, grazie all’expertise raggiunto dalla squadra ThermoKey, allo sviluppo di condensatori ed evaporatori in grado di raggiungere anche le temperature più basse”.
Non è ancora chiaro quale tra le decine di vaccini sperimentali in fase di sviluppo e test in questi mesi sarà il più efficace e sicuro contro il coronavirus, ma è certo che una volta identificate le soluzioni migliori, le aziende farmaceutiche e i sistemi sanitari dovranno affrontare uno sforzo produttivo e logistico senza precedenti per fornire dosi a centinaia di milioni di persone.
“Il nostro settore – prosegue Visentini – si sta organizzando per potenziare capacità produttive e di trasporto: frigoriferi, freezer e celle di refrigerazione, disponibili per diverse temperature. Se da un lato il vaccino in fase 3 della statunitense Moderna sembra potersi conservare fino a 6 mesi a -20° C, più un mese in frigoriferi tradizionali dopo lo scongelamento, per il vaccino della Pfizer – Biontech la sfida è più difficile”.
Le fiale di questo specifico vaccino anti Sars-Cov-2 devono infatti essere trasportate tra i -90°C ed i -60°C, al di fuori di questo range il vaccino perde la sua efficacia.
“I congelatori più potenti in grado di raggiungere queste temperature – conclude Visentini – sono poco comuni e di solito sono disponibili solamente nei laboratori dove si rende necessaria la conservazione di campioni e principi attivi a temperature molto basse”.